La gestione del sonno nell’anziano

Dormire è uno di bisogni primari dell'essere umano così come abbiamo visto in un precedente articoloLa quantità, ma soprattutto la qualità del sonno variano in base all'età ed infatti, con l'avanzamento degli anni, si nota una diminuzione della quantità di sonno. Oltre i 65 anni, infatti, le ore di sonno variano da 6 a 7 ore per notte. A questo si associano, quindi, periodi di veglia più lunghi e una qualità del sonno sempre minore con periodi di sonno frammentati e ripetuti risvegli durante la notte. Tutto questo comporta una riduzione della durata della fase REM e del sonno profondo e quindi un calo della sensazione di riposo.

Disturbi del sonno nell'anziano

Tra i disturbi che maggiormente colpiscono un soggetto anziano c'è sicuramente l'insonnia che, come abbiamo visto comporta lunghezza del sonno ridotta e continui risvegli notturni con conseguente peggioramento della qualità del riposo. I disturbi del sonno nell'anziano possono avere conseguenze spiacevoli nel già compromesso rendimento psicofisico del soggetto con peggioramento della funzione sociale e aumento degli stati depressivi. Rappresentano una delle motivazioni più frequenti di ricovero nelle residenze per anziani.

Tra le cause principali troviamo sicuramente disturbi organici che interrompono il sonno notturno provocando continui risvegli come problemi cardio-circolatori e respiratori ma anche alterazioni urologiche come l'incontinenza o patologie tipiche dell'invecchiamento come il morbo di Parkison, la demenza senile, le apnee notturne fino ad arrivare alla BPCO). Correlati ai disturbi organici troviamo sicuramente la terapia farmacologica cronica che accompagna i soggetti anziani. Terapie spesso combinate di più farmaci che possono interferire con il ritmo sonno-veglia (effetti collaterali).

Altre cause, spesso sottovalutate, sono sicuramente legate ad alcune abitudini scorrette. I disturbi del sonno, infatti, vengono spesso considerati marginali e di scarsa importanza perché valutati come normali e dovuti. La tendenza dei soggetti anziani a trascorrere molto tempo a letto durante la giornata con continui sonnellini diurni aumentano i disturbi notturni. Se aggiungiamo anche la scarsa attività fisica diurna (per attività fisica si intende anche qualche passeggiata all'aria aperta nelle stagioni più miti o attività casalinghe), ci troviamo davanti ad una triade di abitudini che contribuiscono a vicenda al peggioramento del quadro generale.

Interventi non farmacologici

Prima di ricorrere ai farmaci e iniziare una terapia è opportuno intervenire sulle cause modificabili come le abitudini scorrette o i disturbi ambientali. Se questi accorgimenti non otterranno alcun risultato allora sarà necessario un consulto con il proprio medico di famiglia che potrebbe prescrivere una terapia farmacologica.

Questi sono gli accorgimento in grado di migliorare sensibilmente la qualità del sonno:

  • adattare la camera da letto ai gusti dell'anziano;

  • eliminare gli ostacoli come i tappeti per evitare scivolamenti notturni;

  • utilizzare la camera da letto esclusivamente per dormire;

  • impostare orari precisi e regolari per alzarsi al mattino e coricarsi alla sera;

  • fare una regolare attività fisica (basta una passeggiata quotidiana);

  • areare la camera da letto regolando temperatura e umidificazione;

  • mantenere al buio la camera (preferire le luci notturne da camera) e limitare i rumori durante il sonno;

  • mettere a portata di mano i presidi per l'eliminazione come la padella, il pappagallo se il soggetto non è in grado di raggiungere da solo il bagno ed, eventualmente, un campanello di chiamata;

  • utilizzare presidi di protezione come le spondine per soggetti a rischio di caduta (molti soggetti con Alzheimer tendono a girovagare nelle ore notturne con il rischio di cadere);

  • evitare caffeina, nicotina e alcolici nelle ore serali;

  • evitare di mangiare 3 ore prima di coricarsi.

Chi assiste un anziano con disturbi del sonno spesso subisce le stesse conseguenze sulla propria pelle. Per questo è consigliabile, per quanto sia possibile, evitare continue sollecitazioni notturne e prevedere cambi nei turni notturni tra famigliari o optare per un aiuto esterno. Il consulto di un infermiere di famiglia potrebbe agevolare sia l'anziano sia i famigliari che lo assistono con consigli e strategie mirate per il caso specifico per eventuali adattamenti ambientali e degli stili di vita.

 

dr. Vito Bellino

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